Il luppolo è una essenza ricca di sostanze chimiche dalla comprovata proprietà antiossidante che, anche secondo la più antica farmacopea, rivestono numerose attività nutraceutiche e salutistiche nei confronti dell’uomo.

Ma dal luppolo e dalla birra possono venire dei benefici per contrastare la diffusione del tumore.  Secondo quanto rilevato da uno studio coordinato da Armando Rossello, del dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa, il luppolo avrebbe funzione di «chemioterapico naturale». Nello specifico, la capacità bioattiva verso le cellule animali sarebbe legata alle proprietà antiangiogeniche di un fitocomposto, lo Xantumolo (Xn), un flavonoide presente in discrete percentuali nel luppolo e nella birra e dotato, si sottolinea, di molte proprietà benefiche. A riferire la novità è l’ateneo pisano il quale spiega che la ricerca ha permesso di scoprire nuove piccole molecole capaci di ridurre la diffusione delle cellule tumorali.

 

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Il composto naturale, di per sé in grado di ridurre l’angiogenesi tumorale, si legge in una nota dell’università, «può “affamare” il tumore inibendo i meccanismi grazie ai quali le cellule tumorali si procurano ossigeno e si diffondono nell’organismo». La ricerca è stata svolta in stretta collaborazione con il gruppo di Adriana Albini, direttrice del laboratorio di Biologia vascolare e angiogenesi di MultiMedica e direttore scientifico della Fondazione MultiMedica Onlus, e di Douglas Noonan, dell’Università dell’Insubria di Varese. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista internazionale «European Journal of Medicinal Chemistry».

 

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Due dei nuovi derivati dello Xantumolo brevettati, sono in grado di esercitare un’attività anti-angiogenica ancora maggiore rispetto al principio naturale base dello XN. «Questi nostri risultati – sottolinea Rossello – aprono la strada per lo sviluppo futuro su più ampia scala di analoghi sintetici dello Xantumolo da sperimentare come possibili agenti chemiopreventivi efficaci, alternativi e a basso costo». «Il passo successivo – conclude Albini – sarà quello di testare i più attivi derivati brevettati del luppolo in modelli cellulari complessi e individuare i principali interruttori molecolari coinvolti nel loro effetto anti-angiogenico e anti-tumorale come possibili bersagli da colpire, sia in approcci terapeutici sia di prevenzione».

 

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Insomma, gli studi condotti necessitano, prima di una applicazione concreta e scientificamente estesa alla popolazione, di ulteriori affinamenti e verifiche, ma al luppolo è innegabile attribuire con certezza una importante valenza positiva per la salute umana.